La scienza di Harry Potter by Jon Chase & Mark Brake

La scienza di Harry Potter by Jon Chase & Mark Brake

autore:Jon Chase & Mark Brake [Chase, Jon & Brake, Mark]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Apogeo
pubblicato: 2024-02-11T23:00:00+00:00


Bezoari come gemme

Napoleone a parte, la fama e la fortuna dei bezoari arrivò alle stelle. Ben presto apparvero tra gli inventari delle gemme. Un listino prezzi stilato da un farmacista tedesco nel 1757 annoverava zaffiri e smeraldi, rubini e altre gemme preziose, alcune delle quali da usare in medicina, ma il vero fiore all’occhiello del prezioso listino era il bezoario. La sua quotazione gli dava un valore corrispondente a cinquanta volte quello degli smeraldi.

I bezoari vennero indossati come amuleti: dato che gli amuleti dovevano contenere al loro interno una certa qualità o potere che proteggesse il loro proprietario, i bezoari sembrarono perfetti. Ce li si appendeva al collo o li si teneva dentro a scatolette ingioiellate e applicate all’elsa della spada. La regina Elisabetta I d’Inghilterra, il cui regno e la cui epoca sono associati ad artisti del calibro di Shakespeare e Marlowe, teneva diversi bezoari incastonati nei suoi anelli. In seguito divennero parte dei gioielli della Corona.

Sorse anche una produzione di falsi bezoari. Un orafo inglese fu denunciato per presunta vendita di falsi all’inizio del XVII secolo. La cosa non sorprende: il prezzo richiesto per uno dei falsi era di ben 100 sterline, che oggi corrisponderebbero a circa 40.000 dollari. Più o meno un secolo dopo, nel 1714, un membro del Royal College of Surgeons di Londra sollevò dei dubbi sui bezoari all’epoca in commercio. I fornitori locali sostenevano di averne a magazzino 14 chili, e il chirurgo sentì puzza di bruciato dopo aver calcolato che, per produrre una tale scorta di bezoari, sarebbe stato necessario macellare circa 50.000 capre.

Sull’efficacia del bezoario come antidoto, pensa a questo. Re Carlo IX ricevette in dono un bezoario. All’apparenza era scettico quanto il suo connazionale Napoleone, così chiamò il suo medico reale, Ambroise Paré, per sapere se la pietra avesse davvero il potere di proteggere da tutti i veleni. “Sciocchezze”, rispose Paré, dato che non esistono due tossine esattamente uguali, e dunque nessuna singola pietra avrebbe potuto contenere una sostanza che valesse come antidoto universale. “Bene”, rispose il re. “Allora lo testeremo per scoprire la verità”. Quindi il re chiamò un criminale condannato all’impiccagione, un uomo che presto sarebbe morto. Gli fu data una scelta. Prendi un veleno mortale e poi il bezoario: se guarirai, tornerai libero. Il condannato non era scettico, ingoiò un veleno preparato dal farmacista reale e poi, avidamente, prese un sorso di bezoario. Andò a finire che morì agonizzando poche ore più tardi, sentendo il suono dello sfrigolare della presunta panacea che il sovrano aveva gettato nel fuoco.



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